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Volevo condensare in un video di 3 minuti la nostra avventura in Sicilia. Ma 13 tappe, con tutte le bellezze incrociate, sia naturalistiche, che artistiche e storiche, sono impossibili da ridurre ai minimi termini. Nonostante la musica incalzante di Witch di Shefound mi permettesse una scansione veloce di video e foto, mi sono fermato a Castellammare del Golfo. Trovate qui trovate il video delle prime 7 tappe, da Capo Peloro (Cariddi) a Castellammare del Golfo, appunto! Perchè ho scelto un ritmo così incalzante? Perché mi sembrava che rappresentasse la potenza della natura che si era scatenata in quei giorni, onde alte e vento fortissimo contrario, hanno caratterizzato quei giorni, quindi era un po 'anche la situazione che richiede un ritmo simile.
Eccovi il video della prima parte, spero lo gradiate!
www.youtube.com/watch?v=7e3z4ZunZwo&w=560&h=315
Ed ecco qui la seconda parte del video, da Castellammare del Golfo ad Agrigento!
www.youtube.com/watch?v=sMexSMqAQOM
Ho saputo dell’esistenza della Parenzana a seguito di un regalo al mio compleanno. Sapendo della passione per la bicicletta, mi hanno regalato un libretto guida per la ciclovia della Parenzana, sul tracciato di una vecchia ferrovia austroungarica dismessa da Trieste a Parenzo (Porec). Durante la nostra breve vacanza di luglio abbiamo percorso la prima parte della Parenzana o per meglio dire la parte slovena, tralasciando la parte italiana in quanto parte a poca distanza dal confine ed essendo ormai perse le tracce del vecchio percorso in mezzo alle nuove strade e costruzioni varie. Non seguiamo il senso temporale, in quanto abbiamo fatto base a Pirano e pertanto, abbiamo fatto in due giorni, il tracciato a sud e il tracciato a nord, facendo ritorno all’hotel alla sera.
In tutta l’Istria è evidente l’influenza veneziana sia nell’impianto urbano sia nei monumenti più antichi di ogni centro storico. L’influenza austroungarica si evidenzia nei palazzi del potere costruiti nell’’800, palazzi funzionali a testimonianza dell’efficenza austriaca. Così idealmente partiamo da Capodistria, che avevo sempre visto solo passando per l’autostrada e l’ho sempre snobbata pensandola una città solo moderna. Al contrario, il centro di Koper è interessantissimo, gradinato su di una piccola collina, con monumenti antichi. Interessante la fontana Da Ponte, evidente l’influenza veneziana che, come elemento decorativo, raffigura un ponte, evidente richiamo ai ponti veneziani, come stesse a superare un canale.
la piazza della Cattedrale in stile romanico del XII secolo, con la Loggia e il Palazzo Pretorio, il tutto in evidente stile gotico veneziano del XV secolo.
Il palazzo pretorioLa Rotonda di San Giovanni Battista, battisteroVicino alla cattedrale, la Rotonda di San Giovanni Battista , anch’essa in stile romanico, era il battistero riaperto nel 2019 solo per visite guidate.
Fontana alla Porta di MudaVicino alla Porta di Muda costruita nel 1500, unica rimasta delle 12 che erano attorno la città, una fontana permetteva a chi arrivava di dissetarsi.
Antichi stemmi di Venezia sulla porta di Palazzo PretorioBuca delle lettere anonime contro i misfatti di chi era al potere e contro semine abusive o contrabbando di tabacco e contraffattori della cittàFraticelloNell’uscire da Capodistria, superato l’enorme parco e zona sportiva con spiagge e stabilimenti balneari, prendiamo il lungomare, con traffico quasi del tutto interdetto, nel quale anche le biciclette hanno il limite di 20 all’ora, che ci porterà in 5 km al paese di Isola. Fotografiamo un fraticello e un cormorano tutto intento ad asciugarsi le penne.
Cormorano
A Isola passiamo per il paese e Cri si mette in posa vicino le scale del Conservatorio.
Salendo le colline, penetrandole attraverso dei tunnel, al bordo di doline coltivate, arriviamo a Pirano al nostro Hotel all’interno delle mura.
Il giorno seguente rotta verso il confine croato passando per le saline di Sicciole. A Portorose inizia la Parenzana, ma a Lucia abbiamo avuto qualche difficoltà a capire dove passasse la vecchia ferrovia. Abbiamo salito più colline per poi capire che dovevamo seguire la riva del mare inoltrandoci all’interno di un campeggio che ritenevamo proprietà privata.
Salina di Sicciole
Oltrepassato il campeggio, una spiaggia bellissima di ciottoli ma, con a fianco dei prati temuti magnificamente dove poter giocare e prendere il sole.
Arriviamo a Sicciole, nota per le sue saline con anche un hotel con cure termali. Fiancheggiamo le saline su una pista bellissima e rilassante ma sotto un sole cocente. Sbuchiamo alla frontiera dove, a causa Covid, da qualche giorno non è più possibile passare senza quarantene e altri aspetti burocratici. Ci fermiamo a mangiare in un baracchino dove ci chiedono se volessimo mangiare del maiale allo spiedo visto che era stato fatto oggi. La fame c’era e ci abbiamo dato dentro anche se, onestamente, non è proprio quello che il mio medico mi avrebbe consigliato di mangiare, ma non c’era l’etichetta indicante i grassi saturi, pertanto ero in regola.
Chiedendo alle guardie di frontiera, siamo riusciti a superare la frontiera slovena senza superare quella croata, e ci siamo inoltrati per strade bianche sul lato destro della Dragogna fino al suo sbocco in mare, pertanto siamo rimasti al limite estremo delle saline, potendo godere di una pace e solitudine unica, inquartò a nessuno sarebbe mai venuto in mente di rimanere nella terra di nessuno.
Salina di SiccioleFoto a svariati uccelli, per il vero volto timidi, e agli edifici, ormai crollati, che venivano usati per la lavorazione e per i lavoratori della salina.
Salina di Sicciole
Ritorniamo e alla frontiera ci fanno cenno di passare senza neanche controllarci, evidentemente si ricordavano della nostra richiesta.
Rientriamo a Pirano non senza altre soste, soprattutto per riempire un sacchetto di “amoli” e mangiarli a casa. Ero dubbioso sulla parola ma, in questo caso, è assolutamente appropriato chiamarli così e non pruno selvatico o susina. Cena nel nostro hotel con un sacco di “pocetti”
Ho saputo dell’esistenza della Parenzana a seguito di un regalo, da parte di Giampaolo e Luisa, al mio compleanno. Sapendo della passione per la bicicletta, mi hanno regalato un libretto guida per la ciclovia della Parenzana, sul tracciato di una vecchia ferrovia austroungarica dismessa da Trieste a Parenzo (Porec), da loro percorsa l’anno precedente.
Partiamo il 14 luglio alla volta della Croazia. Parcheggiamo poco più in là del confine Slovenia- Croazia, a Valizza e da qui prendiamo il tracciato della Parenzana.
BujeSaliamo con pendenza sempre moderata fino a Buie. Sono luoghi che ho frequentato per lavoro negli anni ’90 ma, stento a riconoscerli. Luoghi dove sono passato con Fabio, e un po’ tutte le località che passeremo in questi giorni, sono già state da me visitate ma, con altri occhi! La ferrovia lambisce Buie e prosegue fino a raggiungere Grisignana (288 m.).
Grisignana's stationPaese inaspettato, in quanto percorrendo la ferrovia, in mezzo alla natura, in luogo desolato, ti rendi conto che stai giungendo alla cima della collina, solo quando esci dalla galleria e ti trovi praticamente alla stazione di Grisignana.
Mangiamo in trattoria, immersi in questo paese rinato grazie a degli artisti che, l’hanno tolta dall’oblio. Una città dove tutto trasuda arte, dalla pittura, alla musica.
Assistiamo a delle prove all’interno di un palazzo, di una orchestra giovanile con componenti provenienti da tutto il mondo. Si esibiscono in una canzone tipica slava, con fiati, archi, chitarre e voci. Sotto il colonnato di un altro palazzo si stanno preparando giovani arpiste con i loro strumenti, oggi è la giornata dell’arpa! Difficile ripartire da qui ma dobbiamo andare, la strada è lunga fino a Montona ed è tutto da asfaltare.
Infatti , il tratto croato della Parenzana, a differenza di quello italiano e di quello sloveno che sono asfaltati, corre tra boschi e colline, in un susseguirsi di salite e discese, con vari tipi di fondo, ghiaino, massicciata, terra ma, sempre sterrato.
Lasciamo Grisignana a malincuore, e proseguiamo in leggera discesa verso la valle del Quieto, e aldilà della valle, la città di Montona (277 m.), che appare in cima alla sua rupe nel mezzo della valle, dove alloggeremo per la notte.
La valle del Quieto è nota per i tartufi ed infatti, la sera la cena sarà tutta a base di trifola, anche il dolce!Montona è sicuramente un piccolo gioiellino architettonico e paesaggistico. Per raggiungerla dobbiamo fare un lungo giro attorno alla collina, sbucare fuori da una lunga galleria e fare l’ultima impegnativa rampa per salire alla rupe del Kastel, proprio sulla punta, dov’è situato l’hotel. Nella piazza del castello, a cui si accede attraverso varie porte su varie cerchie murarie, vi è la chiesa di Santo Stefano che , alcune fonti, attribuiscono al Palladio. Percorsi 45 km.
La mattina seguente, partenza verso Parenzo. Sempre in mezzo a boschi e con ponti che attraversano vallate. Il percorso rimane interessante fino a Visinada, poi ha cominciato, a perdere un po’ di interesse avvicinandosi alla costa.
piazza di MontonaPraticamente seguiamo il percorso originale fino a Visignano, e proseguiamo sulla strada fino ad arrivare a Parenzo.
Visinada
Visita alla città, che essendo luglio è animatissima, e ben diversa dalla Parenzo che avevo conosciuto prima della guerra serbo croata del ’91. Dopo aver cenato in piccolo locale vicino alla spiaggia, ci siamo rilassati con la poltrona per massaggi che avevamo in camera! Che sballo! Percorsi 35 km.
Il mattino seguente rientro alla macchina attraverso vie nazionali con puntate a Novigrad, dove abbiamo mangiato e Umago. Momenti di felicità cantando le canzoni di Lucio, le discese ardite e le risalite! Percorsi 46 km.
Porec-Parenzohttps://youtu.be/Mit6Q8u0JL8
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